Riferisce una tradizione che un tale Labid, uno stregone ebreo che viveva a Madina, fu incaricato di gettare sull’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) un terribile incantesimo di morte. Egli riuscì a procurarsi alcuni capelli di Muhammad e face con essi undici nodi, le sue figlie soffiarono su ognuno dei nodi spaventose maledizioni, confezionarono la fattura unendovi un germoglio di palma da dattero e gettarono il tutto in un pozzo.
L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) cominciò ad avvertire strani malesseri, perdita della memoria, debolezza, inappetenza che si aggravarono finché Allah (gloria a Lui l’Altissimo) non gli rivelò in sogno la ragione dei suoi disturbi e il luogo in cui era stata nascosta la fattura. Quando si svegliò venne a lui Gabriele (pace su di lui) recandogli due sure, una di cinque e l’altra di sei versetti. Il Profeta mandò Ali al pozzo con l’incarico di recitare le due sure. Man mano che egli procedeva nella recitazione, i nodi si scioglievano e Muhammad, lode ad Allah Signore del Creato, recuperava le forze e la lucidità. Le due sure in questione sono quelle con cui si conclude il Sublime Corano, esse hanno grande importanza rituale e i musulmani le recitano molto spesso per preservarsi da ogni male, fisico e spirituale.
Il versetto si riferisce ad una forma di magia nera che veniva praticata nell’Arabia preislamica.
Il malocchio originato dall’invidia è certamente una delle forme di influenza negativa più forti che ci possano essere. Esso è innegabilmente uno strumento di cui si serve il Maligno per realizzare diverse e pesanti influenze sugli uomini; su quelli che lo subiscono senza capire, senza conoscere le cause del loro «disagio», su quelli che cercano di contrastarlo e annullarlo con altre pratiche magiche e che pertanto ne accettano la logica abietta, su quelli che lo lanciano personalmente o per interposti «specialisti» diventando quindi complici oggettivi e soggettivi delle mene sataniche contro l’umanità.
Oltre alla formula dell’Isti‘âdha, la richiesta di protezione, vedi nota a XVI, 98 che dice: «A‘ûdhu billâhi mina sh-shaytâni-r-rajîm» (mi rifugio in Allah contro Satana il lapidato) è bene ricordare la sura XVI, 99: «Egli non ha alcun potere su quelli che credono e confidano in Allah».